Il Simulacro argenteo dell’Immacolata di Palermo, custodito
presso la Basilica di S. Francesco d’Assisi “Casa e Reggia dell’Immacolata”
Come in altri casi la devozione dell’Immacolata a Palermo si
era condensata nella venerazione di una statua, che nel pensiero della Chiesa
doveva evocare e la persona e la grazia concessa alla Vergine Madre di Dio.
L’esistenza di una statua dell’Immacolata nella Basilica di S. Francesco è
documentata dal notaio Baldassarre Zamparrone, che descrisse la processione
compiuta l’8 dicembre del 1624. La descrizione del testimone oculare, che ha
visto “l’immagine della Beatissima Vergine di argento massizzo” non ammette
dubbi: già nel 1624 esisteva nella Basilica di S. Francesco una statua in
argento dell’Immacolata. Ciò viene confermato da un atto rogato presso il
notaio Pietro Di Chiara e Zapparrata il 17 maggio del 1649, nel quale si
notifica che le mani e i piedi dell’attuale statua di argento provengono da
questa più antica statua e che la testa di questa venne fusa, perchè non era
proporzionata all’altezza dell’attuale, e col materiale risultante venne
eseguita l’attuale. Inoltre sappiamo che la consegna dell’attuale statua
dell’Immacolata fu fatta il 30 novembre 1647 , mentre sappiamo dal “Diario” di
Vincenzo Auria che il 9 agosto del 1647 la vecchia statua dell’Immacolata “era
esposto nella chiesa metropolitana di Palermo” e attorno ad essa tutti i
Religiosi si avvicendarono per rendere omaggio alla Vergine.
Nell’osservare la vecchia statua, che aveva in argento solo
la testa, i piedi e le mani, probabilmente l’animo della ricca famiglia di
Giovanni Battista De Leonardi concepì il desiderio e il voto di fare eseguire
una statua dell’Immacolata tuta in argento, anche come ringraziamento alla
Vergine per la nascita di un nipote, figlio del protomedico del Regno, D. Paolo
Pizzuto e di Angela De Leonardi, figlia di Giovanni Battista.
Presi gli accordi necessari, sia con il Convento di S.
Francesco, che doveva fornirgli le parti in argento dell’antica statua, e col
P. Francesco Scichili, suo cognato, che doveva fornire la maggior parte del
capitale necessario, il Sig. De Leonardi il 26 ottobre del 1646 da argentieri sconosciuti
fece iniziare i lavori per l’esecuzione della statua.
I lavori furono eseguiti nell’abitazione del De Leonardi,
sotto la vigilanza del P.M. Francesco Giacalone, che a nome del convento
seguiva i lavori. Le spese occorrenti furono affrontate in gran parte dal P.
Francesco Scichili, mentre il De Leonardi vi spese solo 100 onze, oltre alla
assidua assistenza e il “disturbo”.
L’esecuzione durò circa un anno. L’8 dicembre del 1647 fu
condotta in processione, con l’intervento del cardinale Trivulzio, Presidente
del Regno. Il 30 successivo, con atto in notaio Pietro Catalano, Giovanni
Battista De Leonardi, a nome anche della moglie Dorotea Scichili e del P.
Francesco Scichili, suo cognato, dona al Convento di S. Francesco e per esso al
PM. Bonaventura Belluto, Ministro provinciale, e al P. Antonio Muncialino, la
statua dell’Immacolata d’argento di altezza naturale (m. 1,75), con corona
imperiale, con una gemma in fronte della corona imperiale, con suo piedistallo
in argento e sgabello, o vara (fercolo) di legno indorata e intagliata. La
donazione veniva fatte a queste condizioni: 1. che il convento si riteneva
obbligato a custodirla in una cappella, ad apporvi una grata con due catenacci
e due chiavi, delle quali una doveva essere custodita dallo stesso Giovanni
Battista De Leonardi, e alla sua morte dal Protomedico D. Paolo Pizzuto, suo
genero, e quindi dai successori, e in caso di estinzione di questi eredi, da
Giovanni Andrea di Notandrea, e ancora in caso di estinzione, dal Ministro
della Compagnia di S. Lorenzo in S. Francesco; l’altra chiave, doveva essere
custodita dal P. Francesco Scichili e per gratitudine dal P.M. Francesco
Giacalone, e alla loro morte dal più anziano del convento; 2. che il convento
doveva designare un frate per assistere il P. Scichili, che era anziano; 3. che
il convento non poteva ne alienare, ne prestare, ne far uscire la statua se non
per utilità pubblica e con l’obbligo di redigere il documento relativo; 4. che
in caso di frode perpetrata dal convento, la donazione si intendeva fatta alla
Cattedrale; 5. che il convento si debba ritenere soltanto custode e non
proprietario della statua; 6. che la processione passi ogni due anni davanti
alla casa di Paolo Pizzuto.
La donazione del prezioso cimelio suscitò entusiasmo e anche
qualche discussione. Nel 1648 ebbe inizio una vertenza tra il P. Francesco
Scichili e suo cognato Giovan Battista De Leonardi. Il P. Scichili mosso da
scrupoli di coscienza, nell’intento di favorire il convento e cancellare le
condizioni apposte dal De Leonardi, protestava affermando che non era vero che
la statua dell’Immacolata era stata eseguita a spese di G.B. De Leonardi e
quindi le condizioni dettate erano nulle. Dopo varie vicissitudini, con atto
privato nel 1652 il De Leonardi dichiarava che la statua, donata al convento di
S. Francesco era stata eseguita con i denari del cognato P. Scichili, mentre
egli aveva erogato solo 100 onze e aveva prestato la sua assistenza
nell’eseguire i lavori. Questa dichiarazione fu convalidata ancora il 20
settembre 1653, quando il P.M. Bonaventura Milo, Guardiano del Convento, e il
De Leonardi sottoscrissero un atto privato che, non solo confermava quanto
voleva P. Scichili, ma ugualmente confermava l’atto di donazione e le
condizioni apposte.
Nessun commento:
Posta un commento